Gil
- 10/02/2020 09:59:00
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Cè una compiutezza nelle tue poesie che toglie il respiro, una completezza di senso nella sua forma, che appare come il silenzio liturgico in una chiesa: inviolabile pena la sua dissacrazione; così nulla si può aggiungere alla tua poesia. Lavverbio allinizio è unautobiografia interiore dellio poetico ovvero un suo passaggio, la connotazione di unattesa "serale", quella trama di ore convocate dalla notte a spogliarsi dohni luce, un declino della speranza verso unaltra vigilia, poiché non vi è stato ancora lincontro con il sole di una primavera che veda rifiorirsi nel risveglio della luce. Ma la vita è ostinata ovvero si ostina lanima a cercare il perché di se stessa e buca, come un filo derba lasfalto, il grigiore disperante del "mai più" (Poe), una ribellione del desiderio di Bellezza che parla con voce potente, ha la consapevolezza desistere come una domanda e allora ciò postula lesistenza di una risposta, della Risposta, poiché la domanda ha come sua orogine la Domanda, "palmo di terra - mio corpo e dimora -, ed è proprio perché si avverte scalciare la d9manda nel grembo si arriva a partorire quellascolto fecondo di "un fidanzamento di sguardi" (che bellimmagine! Una piccola eco di bellezza al Cantico) limpensabile accade... Anche se ormai incombono più dense le ore ragioniere, sfumano quella rinascita e quel battito con il disincanto un po ironico e amaro della chiusa: "Una nuova prova di esistenza in vita", poiché lascolto ora accadde che è già sera. Eppure...
Un forte abbraccio
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